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venerdì 1 settembre 2017

Umberto Eco: lettera a Un'Ambigua Utopia


Milano, lì 2 febbraio 1979
Caro Prof. Eco1,
ci premuriamo di farle avere i numeri finora usciti della nostra rivista2, un rapido esame dei quali La convincerà della carattere affatto originale della nostra iniziativa nel campo della fantascienza3.
La sappiamo studioso acuto e infaticabile dei fenomeni della cultura di massa, interlocutore affabile e cortese4, iniziatore e paraninfo degli studi semiologici nel nostro paese5; e tanto ci basta per considerarci lieti nell’invitarla ad un nostro convegno, dedicato appunto a temi affini, previsto6 per i giorni 30, 31 marzo e 1 aprile7 presso il cinema Ciak in Milano.
Sull’ultimo numero della nostra rivista, datato gennaio/febbraio 1979, Ella potrà trovare in forma di documento dal titolo MARX/Z/IANA, una prima introduzione a questo convegno. Ma noi saremmo lieti di poterci incontrare con lei, quando volesse8, per meglio illustrarle a voce le nostre intenzioni.
(se possiamo permettercelo) Cordiali saluti. (a nome della redazione di Un’ambigua utopia, l’estensore materiale di questa goliardata)
(Antonio Caronia)
(Se, nonostante la pessima impressione di questa missiva, avesse intenzione di mettersi in contatto con noi, la cosa più rapida è telefonare all’estensore di questa lettera, al n. 685130. Naturalmente questa è una pura formalità, perché noi non cesseremo la nostra persecuzione telefonica, - anche se per circa un mese essa non ha dato frutti).
  1. Non vediamo ragione perché anche chi – a torto o a ragione – è considerato portatore di un progetto sovversivo debba rinunciare all’uso dei titoli accademici quando si rivolge ai loro legittimi possessori.
  2. Definirla rivista è forse avventato, lo riconosciamo, ma i miglioramenti speriamo siano visibili.
  3. Fantascienza lato sensu, naturalmente… siamo contrari all’uso della sigla iniziatica FS, e anche a farci etichettare come fanzine
  4. Giudichiamo solo sulla base delle sue apparizioni televisive.
  5. E in anni che potrebbero ben definirsi bui, per molti versi.
  6. L’esercizio futurologico ci è alieno, nonostante le apparenze.
  7. Non le facciamo il torto di credere che lei si aspettasse spiritosaggini di bassa lega a proposito di questa data.
  8. Anche perché siamo stati pervicacemente nel vago per quanto riguarda il contributo specifico che potremmo essere intenzionati a chiederle.
Cari ambiguuotopisti1,
scusate la carta intestata accademica ma non vedo ragione perché eccetera eccetera.
Conoscevo di vista la vostra rivista2 ma ora ho guardato in modo più sistematico i numeri che mi avete mandato. E mi piace3.
La persecuzione telefonica non dà frutti perché non ci sono mai davvero e passo quattro giorni della settimana a Bologna all’università, nel vago tentativo di rifondare il Sapere. Quando sono in casa e lavoro metto la segreteria telefonica perché il telefono squilla in continuazione per invitarmi a partecipare a dibattiti4.
Il vostro convegno mi interessa ma: al giovedì, venerdì e sabato sono a Bologna; potrebbe darsi che il 1° aprile che è domenica sia a Milano5 e se ci sono vengo a sentire cosa accade e magari a fare qualche geniale intervento a braccio.
Ma non posso assicurarvi una relazione o intervento garantito in anticipo, perché proprio non ce la faccio e sono allo stremo delle forze, con impegni arretrati che avviluppano come trifidi6. Se vi dessi delle assicurazioni lo farei per malinteso desiderio di essere amato, e mi odiereste dopo. La vita è così, ambigua e non utopica.
Il vostro
Umberto Eco
  1. Battendo a spazio uno ci stanno anche le note.
  2. Allitterazione non voluta.
  3. Vedete come sono affabile e cortese 31.
  4. Sono tutti matti.
  5. Ma non sono sicuro perché ho delle grane da risolvere a Vienna per il futuro congresso di semiotica.
  6. Cfr.

31. (nota alla nota) E sincero.

(Pubblicato su Un'Ambigua Utopia n.2 marzo-aprile 1979)