venerdì 7 aprile 2017

1977... c'è anche Un'Ambigua Utopia!


“…mai, in nessun momento, fummo interessati a promuovere una "fantascienza di sinistra”, e in fondo neanche una “lettura di sinistra” della fs; mai ci ponemmo come obbiettivo di destabilizzare il fandom, le riviste di fs o I'editoria di fs. Che marcissero nel loro brodo. Nell’editoriale del n.1 della rivista tutto questo è scritto a chiare lettere, addirittura maiuscole:

Non vogliamo allargare, far crescere, propagandare la fantascienza.
VOGLIAMO DISTRUGGERLA.
Nel senso che vogliamo rompere questo involucro, questo contenitore che si chiama fantascienza,
e dimostrare che ciò che contiene, ciò che c’è dentro, non è altro che quello che si trova fuori.
(…)
Se l’alternativa rivoluzionaria è ghettizzata nella fantascienza, è perché si può soltanto sognare e non praticare.

       Pratica dell'obbiettivo, pratica dell'utopia. sarà pure stata una formulazione rigida e ingenua, ma non li sentite gli echi degli slogan del 77? Dei volantini dei circoli dei proletariato giovanile? Non la vedete I'assonanza con le pagine di A/traverso, la sintonia con le trasmissioni di Radio Alice?...”     http://un-ambigua-utopia.blogspot.it/2014/12/antonio-caronia-quando-i-marziani.html 

Editoriale
Un’Ambigua Utopia n° 1 dicembre 1977

Apriamo questo editoriale del primo numero di “UN’AMBIGUA UTOPIA”, ponendoci una domanda d’obbligo. Definire cos’è la fantascienza. Una domanda che tanti prima di noi hanno già posto, risolvendola con mille soluzioni diverse e con la pretesa, ciascuno, di aver dato la definizione giusta, vera e pertanto unica.                                                                                                                         
Noi non abbiamo simili pretese, anzi, lo diciamo già da subito, le nostre risposte a questa e ad altre domande, le nostre critiche, analisi, sono di parte. Non cerchiamo la verità assoluta, il Santo Graal. Cerchiamo di fornire una risposta di classe. Una risposta che parte dalle nostre esigenze, dalla nostra scelta di lavorare per l’una o per l’altra classe.                                                                              
A seconda del proprio pensiero politico allora? Ma cosa c’entra la fantascienza con la politica? Un attimo di pazienza, vediamo di affrontare intento la domanda che avevamo posto all’inizio.                 COS’È  LA FANTASCIENZA!                                                                                                                Fantasia della scienza o scienza della fantasia? Non è un’inutile giochetto linguistico.                                 
La prima “definizione” dice che la fantascienza è uno sguardo sulle illimitate possibilità della scienza; la profetizzazione delle nuove scoperte scientifiche; novella “Centurie di Nostradamus” del xx secolo, ipoteca la vita del  futuro, imbastendo una lotteria cosmica sulle infinite possibilità del domani.                                                                                                                                                  Ma non sono le scommesse sul futuro quelle che ci interessano.                                                              La seconda indicazione è una scommessa sull’oggi. Scienza, strumento, indagine per riappropriarci della fantasia, della creatività, del godimento. Ecco, ci siamo. Questa è la nostra verità, la verità che ci interessa. La nostra fantasia, la creatività, la spontaneità, il gioco, il piacere, il godimento. Tutto questo è stato occultato, seppellito, represso dalla scienza ufficiale, che ha assunto il proprio idolo nel cosiddetto “principio di realtà”.                                                                                                          
La fantascienza è invece portavoce del “principio del piacere”.                                                                  
In pratica i bisogni del capitale, contro i bisogni dell’uomo.                                                                      Il capitale deve, per sopravvivere e svilupparsi reprimere i veri bisogni dell’uomo, per sostituirli con i suoi bisogni (creare nuovi prodotti e creare l’esigenza di consumarli), con un modello di vita e di società a lui congeniale (la famiglia, la scuola, la caserma, il lavoro salariato ecc. ecc.).                        La fantascienza è un segno di rivolta a tutto questo, è la riscossa del principio del “piacere” sul principio di “realtà”.                                                                                                                                Avremo tempo di entrare nello specifico di questi concetti in articoli successivi; cerchiamo di porci ora il perché di questa rivista e soprattutto, chiarito che la matrice della SF è una rivolta alla civiltà occidentale, distinguere la parte progressista (proiettata in avanti) da quella reazionaria (volta all’indietro, fuga, evasione, recupero di valori precapitalistici).                                                               Chiariamo innanzitutto che la nostra iniziativa non si diversifica dalle altre, nel fatto che noi siamo dei “fans” compagni e per cui sosteniamo la SF di sinistra o progressista contro quella reazionaria.      Noi non siamo dei sostenitori della SF, non siamo dei fans.                                                            
Non vogliamo allargare, far crescere, propagandare la fantascienza.                                                            
VOGLIAMO DISTRUGGERLA.                                                                                                           Nel senso che vogliamo rompere questo involucro, questo contenitore che si chiama fantascienza, e dimostrare che ciò che contiene, ciò che c’è dentro, non è altro che quello che si trova fuori.                                    
Andiamo a vedere infatti perché, a quale scopo, questo genere di letteratura è stato denominato fantascienza.                                                                                                                                          La parola fantascienza sancisce la non veridicità di quello che essa ingloba. La non realtà. La presenza della parola fantasia, annulla l’ufficialità e pertanto la realtà della scienza. La politica è la vita e perciò la realtà. La fantascienza, essendo la non realtà, non può quindi essere politica.                           Quale miglior travestimento per una politica reazionaria.                                                                   
Se, ad esempio, Heinlein, Anderson, Vance e altri facessero letteratura “normale” o filosofia invece di SF o fantasy, la loro linea politica sarebbe scoperta, palese ed il loro pubblico sarebbe solamente quello che già in partenza è d’accordo con loro.                                                                                
Con la copertura della fantascienza, e perciò della neutralità dal politico, essi possono arrivare ad un pubblico ben più vasto (anche di sinistra) e propagandare la loro bieca filosofia reazionaria.                            
Se naturale è per la destra camuffare i suoi contenuti, (camuffare, poi, fino a un certo punto, perché basta trasportare tutto il loro becero militarismo di oggi nella legione dello spazio del futuro, o la volontà di potenza, ovviamente non quella nicciana ma quella nazista, nel mutante dotato di poteri psi, ed il gioco è fatto) per la sinistra invece, è facile cadere nella scomunica per “non fantascientificità”, (vedi le lettere su ROBOT per i racconti di Aldani, Miglieruolo ecc.).                      C’è chi, come le scrittrici americane, (Ursula Le Guin, M.A. Foster) hanno superato lo scoglio trasferendo su altri pianeti l’URSS, gli USA o il Vietnam. Ma c’è comunque una trappola che non si può eliminare con nessun accorgimento. L’oasi del non reale fantascientifico non inficia i contenuti reazionari che, anzi, hanno così il potere di occultarsi e pertanto di non trovare barriere protettive (capacità critiche) nei suoi fruitori. E, pertanto, modelli, parametri di interpretazione della realtà, falsi bisogni, vengono introiettati e messi in grado di operare a livello inconscio.                           
Per i contenuti rivoluzionari o solo progressisti, invece, il discorso è l’opposto.                                 
Qualunque proposta di un mondo, di una vita alternativa, è fantascientifica.                                             
Se l’alternativa rivoluzionaria è ghettizzata nella fantascienza, è perché si può soltanto sognare e non praticare.                                                                                                                                         
Da questo la tendenza, specialmente di scrittori italiani, ad una visione nichilista, autodistruttrice.       Una critica spietata al sistema, analizzato in tutte le sue aberrazioni ed in tutta la sua violenza, ma sostanzialmente una rivolta senza sbocchi se non la fuga (QUANDO LE RADICI di Lino Aldani) o il suicidio (DOVE STIAMO VOLANDO di Vittorio Curtoni).                                                       
Quale in concreto allora il nostro compito? Noi crediamo sia il ripercorrere a marcia indietro la strada che intercorre tra una ben precisa ideologia, il pensiero e l’opera di fantascienza, svelando così, da una parte, i contenuti reazionari, e dall’altra contribuendo a realizzare un’analisi scientifica sui problemi di un modo di vita alternativo, per imparare a praticare l’utopia, anziché sognarla.

Sulla storia di Un’Ambigua Utopia:
-          Antonio Caronia, Quando i marziani invasero Milano, (vedi link sopra).
-          Dibattito tra Piero Fiorili, Antonio Caronia e Giuliano Spagnul, pubblicato in appendice al 1° volume di Un’Ambigua Utopia. Fantascienza, ribellione e radicalità negli anni ’70, (a cura di A. Caronia e G. Spagnul) Mimesis 2010, consultabile in rete: http://www.intercom.publinet.it/2001/uau0.htm  e http://www.intercom.publinet.it/2001/uau4.htm
-          Per scaricare in PDF il primo numero della rivista qui: http://www.nuove-vie.it/unambigua-utopia/
-          Altri documenti utili in questo blog: http://un-ambigua-utopia.blogspot.it/2015/03/antonio-caronia-relazione-introduttiva.html (relazione introduttiva al convegno Marx/z/iana marzo 1979) -  http://un-ambigua-utopia.blogspot.it/2015/04/antonio-caronia-note-su-una-possibile.html  (note su una possibile trasformazione della rivista agosto 1980) - http://un-ambigua-utopia.blogspot.it/2017/03/antonio-caronia-unambigua-utopia-luogo_31.html (discussione del collettivo ottobre 1978)

1 commento:

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