CONSIDERAZIONI GENERALI
Fantascienza come testo, come textus e come
codice
C’è una pluralità di accezioni per il termine
“fantascienza” di cui è necessario tener conto. “Fantascienza” è ogni singolo
testo che compare in commercio etichettato come tale. Di tutti questi testi è
possibile un’analisi a vari livelli, uno letterario, uno ideologico, oppure
sociologico, di costume e via dicendo. Essi sono comunque collegati tra loro da
una serie di rimandi, citazioni, imitazioni, luoghi comuni variamente
trasformati dalla sensibilità del singolo autore, ma comunque riconoscibili.
Ogni testo è parte di un textus, di un tessuto più ampio che è riconoscibile
come il genere letterario “fantascienza”, con sue convenzioni, con un suo
codice. È legittimo, perciò, guardare alla fantascienza come a un fenomeno
letterario autonomi, che intrattiene rapporti con altri generi letterari
contemporanei, a volte con tradizioni letterarie preesistenti, che sollecita e
rende possibile un approccio “critico” (non solo in senso estetico, ma anche a
livello di rapporti e fenomeni editoriali, di fenomeni sociologici e politici,
etc.).
Ma la fantascienza non è soltanto questo: è ormai un
insieme di figurazioni, di immagini, di suoni, che dalle pagine dei libri si
sono trasferite sullo schermo, grande e piccolo, alle pagine dei fumetti, ai
solchi dei dischi e alle tracce delle cassette, ai costumi, alle movenze e ai
trucchi dei complessi musicali. Questo è avvenuto anche tramite un allargamento
da tematiche tradizionalmente definibili “fantascientifiche” a tematiche
definibili più generalmente “fantastiche”: il codice che questo insieme di
fenomeni configura è infatti qualcosa che si potrebbe chiamare “codice
fantastico”, anche se in esso l’elemento tecnologico – sia pure elaborato con
modulazioni di tipo magico – continua ad essere largamente presente. La
presenza di questo “codice fantastico” nei mass media ha inoltre contribuito a
cambiare anche il tipo di fruizione dei testi scritti di fs, che rappresentano
ormai un settore non trascurabile dell’editoria dedicata alla letteratura di
consumo; e anche, significativamente, a influenzare (basti pensare a Nabokov,
Gore Vidal, Doris lessing, per dirne solo alcuni).
Il pubblico
È evidente che il pubblico toccato dal codice
fantastico nel senso sopra accennato è calcolabile, in Italia, a parecchie
centinaia di migliaia almeno. Tuttavia è più opportuno limitarsi a considerare
quella parte di pubblico, che ha delle caratteristiche, per così dire, di
maggiore costanza, che viene toccata da libro di fs. Dall’esame delle tirature
di Urania e dei libri degli editori specializzati (Nord, Libra, Fanucci, che
con Urania e il settore libri di fs di
Mondadori coprono la grande maggioranza di questo settore di mercato) si può
stimare attorno ai cinquantamila il numero di lettori che leggono abbastanza
abitualmente fantascienza.
Questo pubblico è ovviamente stratificato. I due
strati estremi sono rappresentati dal lettore occasionale e frettoloso,
interessato solo all’aspetto “distensivo” ed “evasivo” del prodotto (che
dovrebbe essere però meno frequente nella fantascienza che nel giallo e nello
spionaggio) e dal “fan”, l’appassionato/collezionista dalla cultura specifica
enciclopedica, che segue tutte le novità librarie, è informato sui principali
(almeno) avvenimenti interni al mondo della fs, ed è in genere organizzato in
club, o scrive e pubblica rivistine (fanzine) di narrativa, critica (ovviamente
quasi sempre infantile e pietosa), agiografia, etc. Tra fanzinisti,
collezionisti, appassionati in senso stretto dovrebbero esserci qualcosa come
mille o duemila persone in Italia (il dato è ricavabile dalla tiratura – poche
centinaia di copie – e dalla vita delle fanzine, oltre che da una certa conoscenza
dell’ambiente).
Un numero maggiore di persone potrebbe invece essere
interessato ad un discorso “critico” sulla fantascienza non puramente
accademico, ma su tutto l’arco dei temi e dei fenomeni riconducibili alla
fantascienza nel senso delineato dal paragrafo precedente. Questa cifra
potrebbe arrivare a 10.000 lettori potenziali per una rivista che si
confermasse a quel modello: lo suggerirebbe la composizione dei lettori di
UN’AMBIGUA UTOPIA, per quanto la conosciamo (la nostra rivista soffre ovviamente
dei guai di una distribuzione inesistente e della mancanza di pubblicità), i
dati delle vendite del nostro libro NEI LABIRINTI DELLA FANTASCIENZA (5000
copie senza quasi nessuna pubblicità), l’apparire di rubriche di recensioni
“specializzate” in alcuni giornali. Ma una rivista fatta intelligentemente, che
tratti più in generale dei problemi che abbiamo chiamato del “codice
fantastico” potrebbe pescare anche in un pubblico più vasto, non direttamente
legato alla lettura del libro di fantascienza.
L’esperienza di UN’AMBIGUA UTOPIA
Il nostro collettivo (poi trasformato in
cooperativa) è nato alla fine del 1977 su due tematiche convergenti ma non
identiche: da un lato quella del rapporto tra fantascienza e realtà, dall’altro
quella delle potenzialità “liberatorie” della fantascienza e della attività
fantastica. Il discorso iniziale del collettivo ha subito precisazioni e
aggiustamenti soprattutto fra il 1979 e il 1980, e ancora oggi risulta aperto
ad un processo di riflessione non concluso. Sono per esempio venute a cadere (o
si sono ridimensionate) le illusioni ancora legate all’eco del movimento del 77
sulla immediata trasferibilità in
termini “politici” (seppur largamente mutati) della “guerriglia” culturale e comportamentale
che costituiva già il dato saliente di quel periodo. Gli strumenti critici (in
senso lato) si sono affinati, è stato ridimensionato l’entusiasmo forse
eccessivo per opere che affrontavano direttamente i temi politici (come I
reietti dell’altro pianeta) e si sono meglio valorizzate opere che
riflettono, all’interno delle convenzioni del genere, tematiche culturali più
vaste, come la crisi del linguaggio e l’emergere sempre più netto di componenti
“mitologiche” (e non solo nel genere fantasy). Si è andato precisando un
interesse per la documentazione e le discussioni sull’andamento del mercato e
la politica editoriale seguita dalle varie case editrici.
La rivista UN’AMBIGUA UTOPIA, come si può vedere
scorrendo gli otto numeri finora pubblicati (1 nel 1977, 3 nel 1978, 2 nel
1979, 2 nel 1980), ha riflesso questa evoluzione. . Il maggiore rigore del
discorso non ha però significato l’approdo ad una concezione “accademica” della
rivista. Avendo sempre di mira l’insieme del pubblico a cui ci siamo già
riferiti (il fatto di non essere riusciti a raggiungerne che una piccola parte,
non più di 2000 persone, dipende in larga misura dai problemi finanziari,
produttivi e distributivi a cui abbiamo fatto cenno, anche se non vogliamo
escludere che ci siano stati a volte problemi di calibratura dei singoli numeri
della rivista), abbiamo mantenuto un interesse per forme di demistificazione
culturale che erano poi corrispondenti alla nostra azione come collettivo, al
di fuori del lavoro della rivista (vedi il nostro convegno MARX/Z/IABA a
Milano, aprile 1979 e l’intervento al convegno specializzato di Stresa nel
1980). La rivista, pur cominciando a pubblicare contributi critici di
interessante livello, non ha quindi mai abbandonato del tutto una duplicità
(forse) di impostazione, che a noi però è parsa fondamentale: rivista di
critica ma anche, in certo modo, di “intrattenimento”. Quanto siamo riusciti in
questo intento, non sta a noi dirlo. Ci sembra però che la nostra attività, in
questi tre anni, abbia costituito uno dei pochi tentativi di costruire per la
fantascienza e sulla fantascienza un discorso meno banale dei soliti. È questa
attività che ci ha consentito di trovare interessanti contatti con altre realtà
culturali e cooperative (gruppi teatrali milanesi, coop. Charlie Chaplin di
Ferrara) e con esponenti della critica, anche accademica, di fantascienza, in
Italia e all’estero (Carlo Pagetti, Teresa De Lauretis).
STRUTTURA E FUNZIONAMENTO DELLA RIVISTA
La discussione che stiamo conducendo in questi mesi
ci ha portato ad una precisazione ulteriore sulla fattura della rivista, che
verrà adesso esposta, e a una ipotesi di collaborazione fra il collettivo di
Milano e altri collettivi (principalmente Un’Ambigua Utopia e Crash di Genova,
e Pianeta Rosso di Napoli), con cui abbiamo già collaborato in passato e con
cui stiamo registrando l’esistenza di un orizzonte di problemi comuni, pur
nella varietà degli strumenti critici di approccio e, a volte, degli esiti.
Il progetto qui esposto della rivista non prevede,
dunque, un rovesciamento di ottica, ma al contrario l’affinamento e il
potenziamento di quel modello di “rivista di critica e intrattenimento” secondo
le linee che abbiamo esposto sopra. Questo progetto prevede una stabilizzazione
della periodicità (che proponiamo, almeno per il prossimo anno, trimestrale,
senza ovviamente pregiudizio per una intensificazione della frequenza se le
cose dovessero marciare), l’individuazione dei canali distributivi, nel senso
di privilegiare le edicole, e conseguentemente l’aumento della tiratura in
misura compatibile con quest’ultima ipotesi (indicativamente 10.000 copie). Non
discutiamo qui eventuali mutamenti grafici (formato, gabbia, caratteri, colore,
carta) che andranno discussi direttamente in sede editoriale.
UN’AMBIGUA UTOPIA 1981 continuerà ad occuparsi,
quindi, della fantascienza come genere letterario, oltre che cinematografico,
televisivo, grafico, etc., e della fantascienza come codice culturale più in
generale. Questo implicherà un’attenzione più precisa non solo alle
trasformazioni nella fruizione dei media, alla loro “fantascientizzazione” , ma
anche a certi processi di trasformazione della vita quotidiana, delle strutture
della produzione, della distribuzione, del tempo libero, a quella che si
potrebbe chiamare (ed è stata già chiamata) la mutazione antropologica in
corso, o perlomeno a quella sua parte (e non è piccola) che appare fin d’ora
dominata dal “codice fantastico”.
In concreto la rivista (che ipotizziamo a 128 pagine
e formato o invariato o equivalente, come contenuto tipografico, a quello
attuale) dovrebbe continuare ad essere divisa in sezioni. Le sezioni verranno
elencate adesso, di seguito, e per ognuna segnaleremo un possibile numero di
pagine sulle 128 totali, l’eventuale nuova istituzione delle stesse, le
caratteristiche e le modifiche.
MONOGRAFICA
(30) – Dovrebbe mantenere l’attuale impostazione, trattare cioè sia argomenti e
luoghi “classici” della fantascienza, sia argomenti rilevanti sul piano
culturale o del costume visti attraverso le modulazioni del codice fantastico.
Non è necessariamente una sezione tutta di articoli: possono intervenire (vedi
già l’impostazione della sezione SOGNO sul n. 8) disegni, fumetti, etc.
Argomenti possibili: Sesso, Mito, Fantascienza e politica, Il calcolatore,
Trasformazioni del potere.
LIBRI ED EDITORIA
(15) – Recensioni di novità librarie, di fantascienza, fantasy, letteratura non
realistica, saggistica varia collaterale all’impostazione della rivista in
generale( antropologia, politica, sociologia, futuribile, etc. Informazioni
sulle novità librarie estere (di fs), andamento del mercato e dell’editoria di
fs in Italia e nel mondo.
CRITICA
(15) – L’impostazione dovrebbe restare invariata, e la sezione potrebbe forse
alleggerire una parte almeno dei “soggetti” tematici sulla fs che finora
comparivano nella sezione monografica.
Saggi di autori italiani (area UAU enon) e stranieri (critica
anglosassone, francesi) sulla fs. Si potrebbe pensare di ampliare a saggi su
autori italiani e stranieri di letteratura “normale” più interessanti per noi
(Calvino, Buzzati, etc.).
FUMETTI
(20) – Sezione nuova: Dovrebbe pubblicare recensioni, saggi, informazioni, etc.
, sui fumetti fantastici, ma anche produzione fumettistica: sia di autori
italiani esordienti, sia (compatibilmente con le disponibilità finanziarie) di
autori professionisti italiani e stranieri. In quest’ultimo caso, dopo un primo
rodaggio, la sezione potrebbe essere aumentata come pagine se ci fosse
materiale particolarmente interessante.
CINEMA (16) – Rubrica
da ristrutturare, e da discutere più ampiamente con coloro che se ne
occuperanno. Potrebbe comunque ospitare recensioni, informazioni sulle
produzioni estere, saggi di respiro più vasto sulla produzione “fantastica” o
sulla lettura fantastica di certe pellicole.
MUSICA (6) – Sezione
nuova, quindi anch’essa da discutere, come la seguente. L’oggetto dovrebbe
comunque aggirarsi sull’intersezione tra fs e musica (nelle tendenze rock new
wave, per esempio, o fenomeni del genere).
MAGIA (6) – Si può
scegliere fra due “tagli”, uno più antropologico-storico, l’altro più “tecnico”
(dall’interno: simbolismo dei tarocchi, astrologia, etc.). Da discutere.
NARRATIVA
(20) – Proseguire sulla linea degli ultimi numeri (cioè operare un minimo di
selezione fra gli esordienti o i non professionisti per non abbassare drasticamente
il livello della sezione) e tentare (sempre compatibilmente con le risorse
finanziarie) di pubblicare anche autori professionisti stranieri.
Il lavoro di progettazione e redazione della rivista
potrebbe essere organizzato così: tre/quattro riunioni all’anno generali
(tendenzialmente una per ogni numero) in cui, sulla base della relazione di un
coordinatore e di un comitato di coordinamento vengono discusse in varie
proposte generali. In queste riunioni, come esemplificazione, si potrebbe
discutere della scelta dell’argomento monografico, dell’impostazione generale
delle singole sezioni, dei contributi di maggior rilievo. Queste riunioni
dovrebbero tenersi, a rotazione, nelle varie città interessate per favorire la
partecipazione di tutti. La sede principale di redazione resterebbe Milano, che
lavorerebbe in stretto contatto con Verona nel caso che si realizzi l’ipotesi
di collaborazione prospettata. Ogni sezione dovrebbe poi avere un gruppo di
lavoro, con compagni di varie città, e un coordinatore (non tutte le sezioni
dovrebbero avere necessariamente il coordinatore a Milano), responsabile delle
scelte e del lavoro della sezione. È chiaro che l’operato di ogni sezione e di
ogni coordinatore dovrebbe poter essere ampiamente e liberamente discusso in ogni
riunione (di norma, nella prima riunione successiva all’uscita del numero).
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